PERCORSO ESISTENZIALE E COMPORTAMENTO ALIMENTARE
Come la formazione emotiva influisce sull’approccio al cibo e sugli effetti degli alimenti nel nostro corpo
Perché il connubio Cibo e Psiche?
Il contenuto del cibo interagisce con un organismo, e questo è suscettibile di inferenze emotive.
Si innesca una vera e propria reazione chimica che, a prescindere dalla quantità e dalla qualità degli alimenti, può far conseguire benefici o danni, a seconda che il vissuto esistenziale dell'individuo ne permetta o meno una sana assimilazione.
Le valenze psicologiche legate all’alimentazione sono diverse: il cibo ha un valore simbolico sia per quanto riguarda gli aspetti culturali, sia per gli aspetti relazionali e intrapsichici associati ad esso.
Bisogna pensare che quando si mangia, si mangiano e trasformano anche le emozioni e sentimenti presenti nel cuore di ciascuno.
La digestione e l’assimilazione dei cibi è un’ quotidiano esempio di incredibile “trasformazione alchemica”.
Assumiamo delle molecole minerali, vegetali, animali e all’interno del corpo queste si trasmutano in molecole umane.
Le proteine animali formano nell’uomo muscoli, ormoni, sostanze immunitarie, mediatori chimici.
L’amido delle spighe di grano, di segale, di avena, si trasforma nel glicogeno del fegato, e così via.
Oltre alla trasformazione molecolare vi è anche la trasformazione del principio vitale inferiore (minerale, vegetale, animale) in un principio vitale superiore (umano).
Vista in questa ottica , la digestione e l’assimilazione del cibo assume un’importanza cruciale, dato che non si tratta solo di un semplice “fenomeno chimico”, ma di un’ “alchimia” a cui l’uomo può contribuire non solo con i propri visceri, ma anche o forse soprattutto con la personale corretta “disposizione emozionale” e spirituale.
L’alimentazione è innanzitutto un bisogno primario per la vita, infatti se non ci nutriamo non viviamo, essenziale per la vita umana il cibo però svolge funzioni che vanno ben oltre il sostentamento, sul cibo (centro del nostro benessere fisico e psichico) si concentra una sempre maggiore attenzione pubblica, come testimoniato dall’interesse, per certi versi anche ossessivo, che a questo argomento riservano i mass-media.
Il cibo è anche espressione di molteplici significati affettivi e relazionali-familiari, per cui oltre ai fattori prettamente fisiologici o sensoriali, ad esempio nella scelta di un determinato alimento ritroviamo l’influenza di fattori sociali e culturali. Inoltre, le variabili psicologiche agirebbero da mediatori dell’influenza di quelle fisiologiche sia nelle condotte sane che nei disturbi dell’alimentazione, per questo si parla anche di “psicologia del cibo”.
La relazione tra cibo e psiche è molto forte, perché l’ingerire cibo è un’azione condizionata dal nostro stato emozionale e mentale, ma a sua volta sono le stesse emozioni e pensieri che poi vengono condizionati dalla quantità di cibo ingerito. Da queste complesse dinamiche derivano i disturbi psicosomatici o ancora i più complessi disturbi alimentari.
Quando si è sereni la voglia di mangiare e sedersi a tavola è maggiore; quando invece ci assale l’ansia, i pensieri attanagliano la mente e le preoccupazioni tartassano il nostro equilibrio già precario, allora il desiderio di mangiare si affievolisce fino a sconfinare in digiuni o ferree diete ipocaloriche oppure aumentare in modo disfunzionale l’ingestione alimentare, cadendo vittime delle “abbuffate”.
Non sempre è facile essere consapevoli di queste azioni, perché spesso diventano automatiche e si sviluppa una coazione a ripetere, ma il nostro corpo e il nostro atteggiamento ci da segnali inequivocabili andando a minare anche le relazioni personali.
Si innesca una vera e propria reazione chimica che, a prescindere dalla quantità e dalla qualità degli alimenti, può far conseguire benefici o danni, a seconda che il vissuto esistenziale dell'individuo ne permetta o meno una sana assimilazione.
Le valenze psicologiche legate all’alimentazione sono diverse: il cibo ha un valore simbolico sia per quanto riguarda gli aspetti culturali, sia per gli aspetti relazionali e intrapsichici associati ad esso.
Bisogna pensare che quando si mangia, si mangiano e trasformano anche le emozioni e sentimenti presenti nel cuore di ciascuno.
La digestione e l’assimilazione dei cibi è un’ quotidiano esempio di incredibile “trasformazione alchemica”.
Assumiamo delle molecole minerali, vegetali, animali e all’interno del corpo queste si trasmutano in molecole umane.
Le proteine animali formano nell’uomo muscoli, ormoni, sostanze immunitarie, mediatori chimici.
L’amido delle spighe di grano, di segale, di avena, si trasforma nel glicogeno del fegato, e così via.
Oltre alla trasformazione molecolare vi è anche la trasformazione del principio vitale inferiore (minerale, vegetale, animale) in un principio vitale superiore (umano).
Vista in questa ottica , la digestione e l’assimilazione del cibo assume un’importanza cruciale, dato che non si tratta solo di un semplice “fenomeno chimico”, ma di un’ “alchimia” a cui l’uomo può contribuire non solo con i propri visceri, ma anche o forse soprattutto con la personale corretta “disposizione emozionale” e spirituale.
L’alimentazione è innanzitutto un bisogno primario per la vita, infatti se non ci nutriamo non viviamo, essenziale per la vita umana il cibo però svolge funzioni che vanno ben oltre il sostentamento, sul cibo (centro del nostro benessere fisico e psichico) si concentra una sempre maggiore attenzione pubblica, come testimoniato dall’interesse, per certi versi anche ossessivo, che a questo argomento riservano i mass-media.
Il cibo è anche espressione di molteplici significati affettivi e relazionali-familiari, per cui oltre ai fattori prettamente fisiologici o sensoriali, ad esempio nella scelta di un determinato alimento ritroviamo l’influenza di fattori sociali e culturali. Inoltre, le variabili psicologiche agirebbero da mediatori dell’influenza di quelle fisiologiche sia nelle condotte sane che nei disturbi dell’alimentazione, per questo si parla anche di “psicologia del cibo”.
La relazione tra cibo e psiche è molto forte, perché l’ingerire cibo è un’azione condizionata dal nostro stato emozionale e mentale, ma a sua volta sono le stesse emozioni e pensieri che poi vengono condizionati dalla quantità di cibo ingerito. Da queste complesse dinamiche derivano i disturbi psicosomatici o ancora i più complessi disturbi alimentari.
Quando si è sereni la voglia di mangiare e sedersi a tavola è maggiore; quando invece ci assale l’ansia, i pensieri attanagliano la mente e le preoccupazioni tartassano il nostro equilibrio già precario, allora il desiderio di mangiare si affievolisce fino a sconfinare in digiuni o ferree diete ipocaloriche oppure aumentare in modo disfunzionale l’ingestione alimentare, cadendo vittime delle “abbuffate”.
Non sempre è facile essere consapevoli di queste azioni, perché spesso diventano automatiche e si sviluppa una coazione a ripetere, ma il nostro corpo e il nostro atteggiamento ci da segnali inequivocabili andando a minare anche le relazioni personali.
Scopo del Seminario
- Conoscere il legame cibo-natura-psiche nei nostri avi primitivi, gli adattamenti del metabolismo umano durante l’evoluzione antropologica.
- Le alterazioni fisiologico-emotive e interazioni “tossiche” tra cibo e cellule
- Il "prendere coscienza" di quali sono i meccanismi inconsci che inducono a risposte organiche anomale, al fine di "decondizionarci" e predisporci a una maggiore ed efficace percezione di noi stessi e dell'ambiente.
- Promuovere, durante il seminario, il confronto di idee per analizzare e riconoscere le proprie risorse e i propri limiti, sviluppare una riflessione sui comportamenti alimentari, sulle abitudini e sulle cause (es. esperienze personali e familiari, l’influenza della pubblicità, il contesto sociale ecc.)
- Favorire un atteggiamento interrogativo verso la realtà, in particolare verso questa realtà: alimentare, partendo anche dal proprio vissuto personale.
- Riconoscimento di particolari comportamenti o abitudini alimentari corretti e non corretti attraverso, se e solo se i partecipanti al seminario vorranno, la somministrazione di questionari (ovviamente in forma anonima)
Quando
Martedì' 16 Aprile 2013 ore 18.00
Dove
Costi
Contributo di 10 euro per i soci
Contributo di 20 per i non soci
Contributo di 20 per i non soci